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PRENDERSI CURA DI CHI CURA

OFFRIRE VISIONI DI POSSIBILITÀ NEL SOSTEGNO AI CAREGIVERS

UN PERCORSO FORMATIVO TEORICO ESPERENZIALE PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA VITA NELLE SITUAZIONI DI STRESS E FRAGILITÀ L’emergenza sanitaria delle ultime stagioni ha incrementato ed evidenziato alcune criticità sociali specialmente nelle fasce di popolazione più fragili e nelle diverse fasi della vita. Sulla popolazione anziana, e nei “grandi anziani” (85 -99 anni), i periodi di isolamento hanno prodotto degli effetti molto evidenti. I mezzi di comunicazione hanno evidenziato, in particolare, le condizioni restrittive, imposte dalla pandemia nelle varie Strutture di Accoglienza e quanto queste limitazioni siano state insopportabili da un punto di vista emotivo per tutti gli attori coinvolti nella relazione di cura (Paziente, operatore sanitario e famigliari). Poco o per nulla si è prestata attenzione alle famiglie che si trovano, per scelta o per necessità, ad assistere il proprio congiunto anziano domiciliarmente. Nelle persone anziane e non autosufficienti o con problematiche legate al decadimento cognitivo o a malattie neurologiche (Alzheimer e altre forme di demenza), gli effetti dell’isolamento sono stati “in oltre del 50% dei casi di un peggioramento”, sia dei sintomi cognitivi, che di quelli comportamentali, che ha portato: ad un aumento della terapia farmacologica, ma anche ad un aumento di una vasta gamma di sentimenti legati allo stress nella figura del caregiver (il familiare che assiste il proprio congiunto). Nel più del 60% dei caregiver si sono acutizzati sentimenti (o sintomi) di ansia, senso d’impotenza, angoscia, irritabilità, abbandono e depressione. L’aumento dello stress nel caregiver peggiora la sintomatologia dell’anziano, specialmente se affetto dalla demenza di Alzheimer o dalle altre espressioni del decadimento cognitivo, innescando una spirale negativa con una serie di effetti “a cascata” e, in certi casi, portando alla decisione di inserire il proprio congiunto in una struttura di accoglienza, malgrado le limitazioni che venivano evidenziate. Ma non possiamo immaginare che la fragilità riguardi solo gli anziani del territorio, poiché esistono le disabilità, i nuovi isolamenti, causati dalle pandemie. Tutti siamo diventati più vulnerabili e le persone Fragili e coloro che se ne prendono cura devono essere sostenuti. Il vissuto di solitudine, di abbandono e di impotenza rendono al caregiver ancora più difficile svolgere il suo ruolo all’interno di una relazione che va trasformandosi sempre più in una “relazione di cura” particolare, in cui s’incontrano elementi della relazione “storica” con quelli della relazione presente. Le nostre attività, sia come Associazione che come figure sanitarie, si rivolgono alle categorie più fragili e ai loro caregiver e sono finalizzate a migliorare la qualità della vita ad entrambi, in quanto parti di un sistema. Ai caregiver offriamo l’opportunità di approfondire la conoscenza di malattie neurologiche, come passaggio fondamentale per affrontare in maniera più competente le varie fasi della malattia, ma proponiamo anche momenti di impowerment emotivo per sviluppare o incrementare le capacità reattive e propositive. Il percorso formativo che proponiamo ai caregiver familiari, agli operatori o assistenti familiari e a tutti coloro che vogliano approfondire questo argomento, si articola in una serie di incontri di base cui potranno seguire ulteriori momenti di confronto e discussione rispetto alle esperienze e vissuti personali dei partecipanti. La parte di formazione ed empowerment prevede sei incontri, in presenza, per un numero massimo di 25 partecipanti e tratterà degli aspetti (Bio) –psico – sociali delle malattie dementigene in particolare, ma anche di come le strategie messe in campo, ad esempio rispetto ad un approccio che offre nuove prospettive della malattia, possa essere messo in campo in ogni area della fragilità umana. Il nostro modello di riferimento è l’approccio bio psico sociale, sviluppato da Engel a partire dagli anni Ottanta che si basa sulla concezione multidimensionale della salute, già descritta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (1947). Un approccio che sposta l’attenzione dalla malattia alla Persona e ritiene che l’ambiente nel quale ciascun individuo vive costituisca un insieme di variabili che incidono sulla qualità della vita e sul benessere fisico e psicologico. Il modello proposto da Engel pone l’individuo al centro di un ampio sistema influenzato da molteplici variabili di tipo BIOLOGICO, PSICOLOGICO e SOCIALE, per cui ogni condizione di salute o di malattia è la conseguenza di questi fattori, (Teoria generale dei Sistemi, L. Von Bertalanfly, 1945). A questo tipo di approccio coniughiamo gli orientamenti della psicologia positiva di Seligman e i metodi relazionali con la persona anziana che vive il deterioramento cognitivo improntati al rispetto della dignità della Persona e alla valorizzazione delle abilità conservate in un’ottica facilitante e positiva, per una “convivenza sufficientemente felice” tra anziani in fase di decadimento cognitivo e familiari o operatori. (Approccio Capacitante, Vigorelli e Gruppo Anchise, Validation therapy di Naomi Feil, l’approccio psicosociale di Tom Kitwood, Gentle Care di Moyra Jones). La modalità formativa è quella teorico-esperienziale, per cui si ritiene che “Non possiamo accompagnare nessuno dove non siamo già stati”. I partecipanti, assieme alle teorie presentate, verranno invitati a sperimentare strategie che offriranno loro non solo nuovi punti di osservazione della malattia ma rafforzeranno la loro resilienza e la percezione di autoefficacia, necessari per partire dalla cura del sé, per arrivare alla cura dell’altro. I professionisti che condurranno i gruppi sono: Emanuela Monachesi, psicologa clinica, dopo esperienze in altri ambiti clinici e psicosociali collabora attualmente con la cooperativa sociale “Gea”, all’interno del Progetto “Resto a casa” e ha dato avvio alle iniziative dell’Associazione “Non ti lascio solo”, grazie al contributo e alla collaborazione di volontari e altre Associazioni attive nel territorio. The Caregiver’s Cafè, “Ascolto in Farmacia” e il “Laboratorio Senior”, iniziative e incontri volti a sostenere e guidare i familiari insieme ad attività di stimolazione cognitiva per aiutare le persone “meno giovani” a preservare l’autonomia, l’autostima e un buon livello di socialità. Deborah De Angelis, assistente sociale, ha maturato negli ultimi 13 anni di lavoro la sua esperienza nel mondo degli anziani, in particolare con diagnosi di demenza. Conduce corsi di formazione per caregiver e professionisti della cura, ritenendo che la relazione sia la forma di cura più potente. Affronteremo insieme i temi:  Il mondo della demenza e le opportunità nonostante la malattia  Prendersi cura di chi cura  Strategie di relazione: il contatto, la presenza, le parole e il silenzio  Nei suoi panni: e se fossi io a convivere con la demenza?  I comportamenti speciali come linguaggio  Riempire il tempo di vita attraverso le attività scovate nei paesaggi dell’anima.



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